sabato 30 marzo 2013

La sagra che ci appartiene






Le processioni che la notte del giovedì e il giorno del venerdì santo percorrono le città dell'Andalusia sono una celebrazione nella celebrazione. I gruppi di statue che celebrano le fasi della Passione (chiamati pasos), costruiti nel sei e settecento, vengono portati a spalle dai costaleros per le vie della città. Le processioni attraversano i quartieri delle città secondo itinerari e con tempi stabiliti, si incrociano, gareggiano. Trionfanti nel loro dolore sono le madonne, con i volti bellissimi, ricoperte di costumi sfarzosi, contornate da candele, mentre i Cristi gemono scuri, sporchi e feriti  sotto il peso della croce. Le processioni sono accompagnate dalle bande che suonano musiche apposite e interrotte dai canti selle saetas di chiara ascendenza araba. Oggi mi è piaciuto ricordare un anno in cui anche io sono stato in mezzo a quella folla, un anno per me particolare. Aggiungo al filmato della processione della Madonna Macarena di Siviglia un filmato con le saetas e una immagine+++

giovedì 28 marzo 2013

Movimenti contro e movimenti per




Ragionando di stewardship, ambientalismo, sostenibilità, movimenti contro e di denuncia e movimenti per cambiare, assumendosi le responsabilità dei cambiamenti (dilemma storico della nostra generazione di sinistra portato ai suoi estremi caricaturali e drammatici dal M5S9), Papa Francesco e la sua omelia sulla custodia e la cura, l'influenza dei Quaccheri sulla diffusione dell'idea di stewardship richiamata da Paul Jorion in un suo intervento sulla Stewardship of Finance.....ho trovato questo video (che mi sembra molto bello) diffuso da Al Jazeera sulla storia di Greenpeace, che volentieri allego e diffondo perché si tratta di una storia (indubbiamente di successo) su cui riflettere. Questa storia costituisce un intreccio esemplare della strada compiuta da queste idee nel mondo, partendo dalle battaglie contro i test nucleari e contro la guerra per allargarsi poi alle battaglie storiche contro lo sterminio delle balene e delle foche e poi su tanti altri temi di rilevanza ambientalista e collegate con lo sviluppo sostenibile, che hanno sensibilizzato l'opinione pubblica e così costretto i governi nazionali e le istituzioni internazionali a intervenire contro le lobby e gli interessi in gioco.   E' solo un capitolo del cammino delle nuove idee, ma un capitolo importante anche per tutte le "crisi" e le trasformazioni attraverso le quali questa storia (quaranta anni!) è passata, che possono fornire insegnamenti preziosi.

sabato 23 marzo 2013

Salutando la primavera sull'Appia Antica ricordando Pasolini


Ieri mattina ho fatto una bella passeggiata sull'Appia Antica, un modo romano di celebrare questa primavere: olivi, sole, prati fioriti, vestigia romane, pecore al pascolo, alberi e uccelli che celebrano la rinascita.... ma il tocco più suggestivo è il ricordo del mediometraggio di Pasolini, La ricotta, girato in questo scenario e che è evocato nel Museo dell'Appia Antica poco dopo la tomba di Cecilia Metella. In questo film Orson Welles (nelle vesti del regista de la Passione, recita la poesia di Pasolini (che ho fotografato nel Museo). Poiché il film non è molto conosciuto lo accludo: la tristezza e religiosità di questo film sembrano in contrasto con questa luce magica, anzi in qualche modo la falsificano,  perché tutto ci appare ora, dopo aver rivisto il film, falsamente patinato. E' questo contrasto di emozioni che oggi voglio esprimere con il mio post,  in sintonia con il sapore particolare che unisce la primavera e il ricordo della Passione.

giovedì 21 marzo 2013

Per la Giornata mondiale della poesia


Nella giornata mondiale della poesia ricordo Alda Merini con la sua poesia "A tutte le donne"



Alda Merini

A tutte le donne

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue  sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere, 
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.







martedì 19 marzo 2013

Un inno alla stewardship



Il discorso del Papa Francesco è stato tutto dedicato alla cura, alla responsabilità, al potere come servizio: nei confronti degli altri, particolarmente degli ultimi, nei confronti dell'ambiente, nei confronti di noi stessi. E' un intervento tutto in linea con l'enciclica Caritas in Veritas del suo predecessore, ma espressa con una linearità che colpisce come un dardo, con la forza dei simboli e dei gesti. Con questa omelia egli ha posto la stewardship (non usando questo termine, naturalmente, ma quello italiano di custodia) al centro della testimonianza e dell'azione del mondo cattolico e di tutti gli uomini di buona volontà.  Avendo segnalato già in diversi post l'importanza e l'attualità di questa idea ed avendo partecipato alla nascita di una Associazione dedicata alla stewardship (www.stewardship.it), sono felice di condividere le sue parole e invitare tutti i lettori del blog a riflettere sui significati di questo messaggio, che intercetta una domanda che si muove non più soltanto "sottoilpelodellacqua", ma che urge verso un futuro non più dilazionabile. E non è l'unico segnale in questa direzione, per fortuna. Anche per chi non è cattolico, come me, questo richiamo rivoluzionario è attraente e capace di mobilitare le coscienze. 
  

venerdì 15 marzo 2013

Francesco Papa



Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
 Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
 Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
 Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
 Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infrmitate et tribulatione.
 Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato s' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.





lunedì 11 marzo 2013

Decent Work, Diritto al lavoro dignitoso







Video dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ginevra)


Lavoro decent, decente, cioè per quelle sottigliezze linguistiche che fanno la differenza, non lavoro "appena decente", ma lavoro dignitoso, cioè che rispetta la dignità del lavoratore. La dignità non è però cosa che possa solo essere rispettata, ma deve prima di tutto essere riconosciuta, apprezzata, valorizzata. Dignità non vuol dire solo rispetto dei singoli diritti del lavoratore, ma attivo riconoscimento della sua soggettività come essere intelligente, sensibile, progettuale, come uomo o donna, come cittadino. 
Non solo diritto al lavoro, ma diritto al lavoro dignitoso: è l'obbiettivo che l'Organizzazione Internazionale del Lavoro promuove a livello di opinione pubblica e di Governi, di forse sindacali e imprenditoriali. 
Siamo consapevoli che un lavoro dignitoso è un diritto? 
Cosa facciamo per vivere questo diritto e perché diventi cultura? 
Come difendiamo questo diritto? 
Sappiamo che cosa significa lavoro dignitoso? 
Possiamo rinunciare a questo diritto? 
Quali sono i costi umani, sociali ed economici del mancato rispetto di questo diritto?




Katesurfing a Ostia (Foto franciscus)

sabato 2 marzo 2013

Declining democracy




Roma, Piazza S. Giovanni, ore 18, mentre si prepara al comizio conclusivo della campagna elettorale di Grillo (foto franziscus)

Non più partiti, non più associazioni, ma blog e internet come luoghi della democrazia? Così sembrerebbe sentendo Grillo, leggendo il blog e i documenti e gli statuti, e leggendo anche il libro a tre scritto da Dario Fo, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, Il grillo canta sempre al tramonto, Chiarelettere, Milano 2013. Non è così, perché Grillo ha portato al potere (primo partito) questo luogo virtuale mediante il voto, non mediante un click, e il voto di quelli che lo hanno votato vale quanto quello degli altri votanti: esige rispetto ma questo rispetto deve essere per tutti i votanti. Questa è il bello della democrazia rappresentativa! E queste sono le istituzioni della democrazia. Inoltre, la maggior parte dei votanti del Movimento è sicuramente analfabeta di internet o non è navigatore tanto esperto e tanto appassionato da renderlo capace di abitare questo nuovo luogo virtuale ma anche utopico della democrazia: basta vedere quanti sono quelli che hanno partecipato alla scelta dei candidati del Movimento 5 Stelle in confronto con quanti si sono scomodati fisicamente ad organizzare e a votare alle primarie del PD. La partecipazione mediante un click di migliaia di persone è più pesante della partecipazione attiva, fisica, di milioni? L'affermazione che quella sulla rete e mediante la rete è la democrazia e quell'altra, quella rappresentativa, non è democrazia è  chiaramente eversivo.
La democrazia rappresentativa, quella alla base della nostra costituzione, per intenderci, così come quella che è alla base di tante nostre istituzioni, è appesantita, incapace di stare al passo dei tempi, è diventata un blocco alla circolazione di idee, risorse e persone tra società e politica, presenta seri problemi quando si tratta di prendere delle decisioni? Certamente! Ma non può essere sostituita (ancora? oggi?)  dalla blogdemocracy, da una dinamica da flash mob o da meeting up e da un processo decisionale "by projects". 
  
Poco più di un anno fa a Firenze, il Centro di Cultura Contemporanea di Palazzo Strozzi organizzò una mostra in cui dodici artisti contemporanei internazionali, usando diverse forme espressive, furono chiamati a rappresentare i valori, le contraddizioni, i paradossi del rapporto tra  società contemporanea e democrazia. Il titolo della mostra era Declining Democracy: democrazia in declino, ma anche diversi modi di declinare il significato della democrazia, diverse democrazie. Percorrendo la mostra, il visitatore attraversava diverse esperienze della declining democracy, diversi modi in cui l'espressione artistica si faceva veicolo di partecipazione e condivisione, un sottile fragile ponte tra utopie e barbarie. "La democrazia è morta; evviva la democrazia!" poteva essere il messaggio di quella mostra (http://www.strozzina.org/declining-democracy)

Il mondo (non solo l'Italia) è oggi un grande laboratorio di nuove espressioni di democrazia che esprime grandi potenzialità. L'equilibrio tra queste diverse forme di democrazia è precario, spesso conflittuale, il rapporto tra istituzioni e movimenti, che sempre è stato difficile, nel momento in cui si affonda nella crisi diventa ancora più difficile e violento, non solo verbalmente. Non possiamo essere schiacciati sotto il peso delle istituzioni nella paura del nuovo o per paura del peggio, ma anche correre dietro ad ogni utopia è rischioso, perché gli effetti non previsti possono essere devastanti e possono andare nella direzione opposta a quella auspicata. Il '900 qualcosa dovrebbe avere insegnato!
E allora penso che tutti dovremmo esercitarci nella difficile arte di declinare (combinare, arricchire reciprocamente e reciprocamente rafforzare) nuove combinazioni di democrazia, di partecipazione, di  coinvolgimento e imparare in questo modo a vivere e pensare in modo diverso in tutti gli ambiti della vita civile, dai luoghi di lavoro al Parlamento alle comunità del territorio. E in questo modo sviluppare anche nuove forme di responsabilità reciproca, nuovi modi di decidere e di condividere.    

Un'esperienza tra le tante che stanno realizzandosi e che possono esemplificare, nel piccolo, il nuovo modo di affrontare questa complessità: quella realizzata a Capannori, un piccolo (per numero di abitanti) ma ampio comune in provincia di Lucca, in cui la democrazia rappresentativa è stata esercitata insieme ad altre forme di partecipazione e democrazia in modo da produrre comunità, progetti condivisi, "territorio", educazione, economia. Accludiamo un servizio di Report dedicato a questa esperienza, con interviste al sindaco Del Ghingaro (per ulteriori riferimenti cfr. http://www.delghingaro.it). Per la cronaca, i risultati elettorali in questo comune sono stati  in linea con quelli nazionali e la declinazione di diverse forme di democrazia è stata alimentata anche dalla diversa dinamica (virtuosa) tra le forze politiche, e in particolare tra il Movimento 5 Stelle e il PD, ma andando oltre le forze politiche educando i cittadini a un nuovo modo di partecipare e di vivere la democrazia nelle sue diverse forme. 






Come far convivere queste diverse forme di democrazia, che comprendono oltre i movimenti e le forme di blogdemocracy anche le lobby e i gruppi di interesse, i partiti politici, i sindacati e le associazioni?  Vi sono arretratezze, deviazioni, la democrazia rappresentativa ha il respiro pesante e magari anche il fiato che puzza, ma dichiararla morta per decreto è un atto di fascismo compiuto in nome del  futurismo della rete (nuova espressione di movimentismo), che contraddice le realtà che oggi tentano questa strada realmente pluralista educando anche alle nuove forme di democrazia e che rischia di bruciare in una fiammata il nuovo di cui abbiamo disperatamente bisogno e di indebolire le fondamenta istituzionali della democrazia sia a livello locale che nazionale e internazionale. L'assalto alla democrazia rappresentativa, il rifiuto delle pastoie, dei riti, delle pesantezze della democrazia rappresentativa, è sempre stato l'alibi del golpismo della anti-democrazia, per non parlare della eversione di considerarsi come l'unica e vera espressione del "popolo". Oppure, come le esperienze delle primavere arabe stanno dimostrando, dopo le primavere possono venire gli inverni, o perlomeno gli autunni.  La via della democrazia non è mai stata facile e spesso, prima di produrre nuove regole, produce risultati drammatici. Forse prevale la paura del nuovo, di lasciarsi andare alle fascinazioni? Credo che il mio sia anche un rifiuto di cadere nei movimenti delle mode e nelle trappole del marketing, anche quando si presentano con le caratteristiche travolgenti dei fad (picchi parossistici ma di breve durata di diffusione epidemica dei comportamenti) o degli tzunami.